Ospitale di Tea
Nei pressi delle praterie di Tea, in un luogo strategico di passaggio, detto La Foce, secondo la leggenda per volontà di Matilde di Canossa, nell’XI° secolo fu edificato un ospitale per il ricovero dei viandanti. In un primo tempo era solo una piccola chiesa ad un’abside e un annesso, probabilmente molto legata ai pellegrinaggi, ma certamente già usata anche da mercanti, vetturali, carovanieri. Poi quella chiesa rovinò, per motivi non noti (un terremoto, uno smottamento del terreno o forse qualche causa di carattere storico).
Più tardi, nel XIII secolo (la prima menzione documentaria di un Hospitale Tade è di quel secolo) nuove esigenze, questa volta più legate ai commerci da Lucca, imposero di ricostruire una struttura di ricovero. E sorse un nuovo grande edificio a stanza, di più piani ove potessero trovare riparo merci, bestiame e viandanti. In esso fu inglobata la chiesa di S. Nicolao.
Quel passo dovette essere frequentato se, nei secoli successivi, ed in specifico nel XV secolo, l’ospitale conobbe una nuova fase di ampliamento che ne determinò una dimensione notevolissima, a pianta rettangolare, di cui un lato superava i 20 metri. Era dunque uno strumento usato da molti viandanti e carovane di merci, indice di commerci vivaci e diffusi. Poi, con il ‘500, iniziò la decadenza e, alla fine di quel secolo, in una mappa già si parla di ruderi di S. Nicolao. L’ospitale ed il passo avevano perduto importanza ed era iniziato il processo di autentica scomparsa dell’edificio. Fino a qualche anno fa, infatti, nessuno sapeva più dove fosse quell’ospitale così importante nel passato.
Fu nel 1996 che gli archeologi diretti dal prof. Antonio Quiros Castillo iniziarono sondaggi e scavi nell’area ed individuarono, durante la prima campagna, i ruderi. Da allora, nel 1997 e 1998 si è continuato a scavare riportando alla luce l’antico ospitale medievale di S. Nicolao di Tea. Lo scavo rappresenta una delle prime ricerche archeologiche di strutture di valico in Italia e la prima nella Toscana. Il sistema viario evidenziato nell’area è di eccezionale importanza giacché forma una raggiera di strade verso l’Emilia, la Toscana ed il mar Tirreno-Ligure. Questo snodo rimandava allo smistamento dei flussi di viandanti anche verso le grandi mete pellegrinali europee medievali e dunque, dalla Pianura padana, dalla Garfagnana e dalla Lunigiana, verso Roma e Santiago de Compostela (a Luni si incontravano, infatti, il Camino de Santiago con La via Francigena). Per questo passo transitavano, nelle due direzioni, anche i flussi verso Lucca e la straordinaria reliquia del Volto Santo (per questo motivo questa strada è stata denominata Via del Volto Santo).