Torre di Pugliano
Pugliano è località che ha una storia antica come attestano, per la protostoria, alcuni rinvenimenti del “castellaro” di Pugliano, e per l’età romana, nel toponimo prediale derivante, probabilmente, da un fundus Apulianum. Nel medioevo fu parte dei possedimenti dei nobili di Gragnana, esprimendo, in questo ambito un ramo signorile detto dei “Nobili di Pugliano”. La sua chiesa, dedicata a S. Jacopo, ha evidenti resti romanici ed è documentata nelle decime di fine XIII secolo, come cappella della Pieve di S. Lorenzo di Vinacciara, nella Diocesi di Luni.
Entrò, successivamente, a far parte dell’area di influenza dei marchesi Malaspina, e successivamente dei Lucchesi, strettamente legata ad un gruppo di castelli e comunità definite a Lucca “Terre di Oltregiogo” (con Pugliano, Albiano, Sermezzana, Bergiola, Casola, Metra, Renzano, Novella, la Pieve). Il castello di Pugliano, nel XIV secolo, passa più volte nelle mani di dominatori diversi, dai Malaspina, a Lucca, a Firenze. Possesso di dai Lucca nel 1308, quando compare fra i castelli che devono portare un cero a S. Croce, pochi anni dopo diviene dominio di Spinetta Malaspina il Grande, cui lo strappa, nel 1319 Castruccio Castracani degli Antelminelli, signore di Lucca; attorno alla metà del ‘300 passa a Firenze per tornare, alla fine degli anni ’60 di quel secolo, a Lucca. Di questa ultima fase, Giovanni Sercambi, nelle sue Croniche trecentesche, documenta anche graficamente con un disegno, un episodio poco noto della storia della Garfagnana, la ribellione di Pugliano del 1373.
In quell’anno tal Cecchinello dei nobili di Pugliano, uomo legato alla Santa Sede ed al Vescovo di Luni, con l’aiuto di Marchesi Malaspina della Verrucola (Niccolò ed Azzolino), con alcuni suoi complici diede vita ad una ribellione conquistando il castello di Pugliano. Per recuperare quel castello – ed assieme ad esso anche quello di Casola, terra e castello perduto, attorno alla metà del ‘300 e che Lucca considerava sua proprietà, la città mosse una spedizione militare che ebbe successo. Proprio quell’episodio permette di conoscere un documento in cui descrivono i lavori da farsi nel castello, in più parti delle mura e delle torri; nel documento si fa riferimento ad una “torre grossa” da restaurare, che, proprio per il maggiorativo, potrebbe essere la torre a pianta poligonale di cui è ancora esistente la base che è detta popolarmente “il Turiòn” (il torrione); tuttavia tale costruzione potrebbe essere anche il “Palasso di Dinello” ricordato altrove nel documento per il riferimento alle più facce dell’edificio.